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Il blog di ADECA

17 Dicembre 2021

TELEDERMATOLOGIA

Nuova modalità assistenziale: pro e contro

TELEDERMATOLOGIA

Il poster presentato al congresso ADECA ad ottobre 2021 (vedi fig. 1) da Irene Russo, Michele Pezza e me riassume, attraverso un diagramma di flusso, esattamente e perfettamente tutto quello che è la teledermatologia per me. 

Durante il lockdown del 2020 la teledermatologia si è sviluppata appieno perché i pazienti avevano timore di uscire (e noi medici pure). Per tale motivo i pazienti ci inondavano di foto. Io ero già abituato, per un mio problema, spiegato successivamente, mentre altri colleghi non ancora. 

I giovani e i ragazzi con acne sono i più responsivi al follow up fotografico. Le donne affette da acne tarda un po’ meno. Ho insegnato ai giovani ad inviarmi tre foto, una che parta dalla fronte, dall’attaccatura dei capelli al mento e due laterali. Se la foto è poco a fuoco, non in piena luce e distante (tale da inquadrare tutta la stanza e in un angolo c’è il paziente) chiedo di rifarla. Spesso sta ben a fuoco il lampadario e il soggetto no. 

Io le foto le scarico da WhatsApp o posta elettronica e le vado a inserire in una cartella del paziente sul computer, con data relativa. In tal modo posso confrontarle dopo un mese di terapia e posso dare, sempre per iscritto, qualche suggerimento terapeutico; inoltre ho un archivio fotografico del paziente, ordinato per data. In qualche caso invio la ricetta, col nome del paziente e con la nuova terapia. E’possibile farlo facilmente con il mio programma che mi consente di avere un database sempre aggiornato. Lo uso da circa 11 anni con grande soddisfazione. 

Uso la stessa metodica con i miei pazienti in trattamento con isotretinoina. Prima invio ai pazienti la parte burocratica: la lettera per il medico di base, il consenso informato che mi firmerà il paziente o, in caso di minori, i genitori. Inoltro anche la brochure sull’isotretinoina dove sono indicate le tecniche di prevenzione della gravidanza per il sesso femminile, gli effetti collaterali, le modalità di assunzione, e la posologia. I pazienti, a loro volta, mi dovranno inviare foto ogni mese segnalandomi nel frattempo tutti gli effetti collaterali (sempre tramite WhatsApp).

 Per altre patologie i pazienti sanno che possono segnalarmi su WhatsApp gli aggiornamenti. Qualche paziente ne approfitta, però in percentuale molto bassa, di circa l’1%. Non so se per la mia età o per la barba e i baffi bianchi e i capelli (quei pochi) rapati a zero, o perché io non parlo se non a monosillabi durante la visita, mi accorgo che incuto timore ai pazienti e per tal motivo nessuno mai ha approfittato della mia disponibilità.

Per le lesioni pigmentate non ci si pronuncia mai! Si programma una visita in presenza! Sulle lesioni pigmentate ci si può sbagliare, si può scambiare una cheratosi seborroica con un melanoma o viceversa. E allora io scrivo a tutti i miei pazienti che, sebbene mi sembri una cheratosi seborroica la devo vedere con gli occhi, col dito e col dermatoscopio e la maggior parte dei pazienti prima o poi viene a visita.

 Sempre sul poster compare un attributo molto importante: fidelizzato. Il paziente fidelizzato è innanzitutto un paziente fedele, che ti invia le foto come le vuoi tu, senza perdere tempo e ben a fuoco, in piena luce e da varie angolazioni e non trascura le tue domande scritte e non omette niente. Solo così si può avere un quadro per certi versi chiaro sull’orientamento diagnostico.

E con le foto dei pazienti (o quelle da me scattate durante la visita in presenza) posso anche prendere tempo quando non mi è chiara la diagnosi (spesso), posso studiarmele, consultare libri, atlanti, chiedere un parere a qualche collega più esperto e inviare la ricetta al paziente con la diagnosi corretta e la terapia giusta.

Poi ci sono gli aspetti medico-legali. Per quanto possa fare un medico, stare attento, curare in scienza e coscienza, scrivere bene e chiaro sulla ricetta e far rileggere ai pazienti e dire se hanno capito bene, non c’è mai sicurezza dell’operato. Ancora di meno dalla telemedicina e la teledermatologia, che non sono codificate e standardizzate. Ci sarà sempre qualcuno dei pazienti o uno studio di avvocati o un Pubblico Ministero che ti denuncia. Per le decine di consulenze al giorno che faccio on line non chiedo il consenso informato, copro gli occhi con una sovrapposizione di colori o un quadratino sottratto su Paint e cerco di fare bene le cose; di dire per iscritto ai miei pazienti tutto e cercare nelle domande quali siano i loro sintomi e cerco di valutare quanto stanno scrivendo. Poi, a tutto c’è un limite…

Infine c’è un’altra cosa da dire sulla teledermatologia: l’onorario. Qualche paziente mi chiede quanto viene per lo scomodo, il disturbo, il fastidio (nemmeno uno scrive l’onorario…). Io, finché non ci sia una normativa che regoli questi fatti, preferisco lasciar perdere. Primo o poi verranno allo studio, certamente (fidelizzazione) e allora prenderò l’onorario. E, veramente, le richieste di appuntamenti, sono aumentate, da quando ho questo disturbo. 

 

Breve riassunto del mio disturbo del parlare. Quelli che già lo conoscono sono esentati.

Il mio disturbo della parola è iniziato a metà del 2014, piano piano. Allora parlavo benissimo e cantavo, ero molto intonato. Faccio partire un SMS automatico a chi mi chiama col cellulare e che non conoscono questo mio disturbo; SMS che spiega tutto. Quelli (la gran parte) che lo conoscono mi inviano un messaggio su WhatsApp, per prenotare le visite o aggiornarmi sulla loro malattia. E quando sono allo studio mi aiuto con il computer e scrivo i pensieri più complessi che non potrei esprimere a parole e giro il monitor per far vedere quanto sta scritto. Io devo dire anche che sono uno che scrive a 10 dita, ho imparato prima a scrivere a macchina (la Olivetti!) e poi sulla tastiera del PC. Scrivo più veloce sulla tastiera che a mano, e questo mi ha alleviato il disturbo. 

 

 

 Dott. Aldo Porciello - Specialista in Dermatologia – Gruppo Adecanews - ADECA