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Il blog di ADECA

21 Marzo 2023

PERTURBATORI ENDOCRINI

Siamo ciò che mangiamo

PERTURBATORI ENDOCRINI

I prodotti chimici sono parte integrante della nostra vita quotidiana in quanto utili in molte attività, alcuni però influenzano il nostro sistema ormonale endocrino agendo sullo sviluppo, la crescita, la riproduzione, il metabolismo, l’immunità ed il comportamento.

Nel 2002 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha definito «perturbatore endocrino»: “Sostanza o miscela esogena che altera la funzione del sistema ormonale e di conseguenza provoca effetti negativi sulla salute di un organismo intatto, la sua discendenza o intere (sotto)popolazioni”.

Le sostanze in grado di interferire con il sistema ormonale possono essere classificate in due gruppi:

·    sostanze attive a livello endocrino: prodotti chimici industriali, prodotti fitosanitari, biocidi e farmaceutici, sostanze vegetali che, somigliando chimicamente agli ormoni animali  e/o umani, possono essere attivi a livello endocrino ed influire così sul sistema ormonale.

·    interferenti endocrini chiamati anche perturbatori endocrini: sostanze attive a livello endocrino che modificano il funzionamento del sistema ormonale compromettendo la salute di un organismo e dei suoi discendenti o di un’intera popolazione. In genere sono in grado di legarsi come agonisti o antagonisti ai recettori di vari ormoni, ad esempio ai recettori degli ormoni steroidei o tiroidei. Possono inoltre interferire in vario modo attraverso sintesi, secrezione, trasporto, legame, azione, ed eliminazione degli stessi negli organismi viventi influenzando sviluppo, comportamento, fertilità, e mantenimento dell'omeostasi cellulare. Sono a volte indicati anche come agenti ad azione ormonale, o composti alteranti il sistema endocrino; in letteratura scientifica prevalgono i termini inglesi endocrine disruptor, hormonally active agents, endocrine disrupting chemicals, endocrine disrupting compounds (EDCs). La loro attività è riconducibile alla somiglianza con gli ormoni di: ipotalamo, epifisi, ipofisi, tiroide, timo, ghiandole surrenali, pancreas, ovaie, testicoli.

Nel 2015 “The Endocrine Society” ha pubblicato una dichiarazione sugli interferenti endocrini (Endocrine-Disrupting Chemicals, EDCs) in cui si sottolineava come l'obesità, il diabete, la infertilità, tumori ormono-sensibili, il cancro della prostata, patologie tiroidee e dello sviluppo neurologico e neuroendocrino potessero essere insorti in seguito all’esposizione agli EDCs.

Alcuni di questi composti possono provocare gravi danni agli organismi esposti. Tali effetti spesso non sono immediatamente percepibili, in quanto a dosi minime non esprimono effetti di tossicità acuta.  Nel caso di vaste esposizioni ambientali (contaminanti ambientali, ad esempio molti alogenuri organici come i PCB o policlorobifenili) possono produrre effetti sulla intera popolazione con ripercussioni a livello ecologico, sregolando il sistema ormonale degli esseri viventi compresa la fauna selvatica compromettendone la riproduzione, la crescita, lo sviluppo, il comportamento. Si trovano in prodotti chimici industriali, biocidi, pesticidi, cosmetici e in prodotti naturali.

La problematica dei perturbatori endocrini è molto ampia e tocca numerosi temi, quali la salute e la protezione dei consumatori, la sicurezza dei lavoratori, l’integrità dell’ambiente, la sicurezza alimentare, l’agricoltura, i medicamenti e i dispositivi medici.

Alcuni inquinanti organici possono essere addirittura costituenti naturali di alcuni cibi come i fitoestrogeni contenuti nella soia, oppure essere presenti come contaminanti, ad esempio il bisfenolo-A derivato dalle plastiche o diversi tipi di fitofarmaci.

Fra queste sostanze si ricordano:  benzene, diossina, idrocarburi policiclici aromatici,   ftalatoperfluoratobisfenolo A,  octilfenolo e nonifenolo.

Altri interferenti sono composti clorurati e fenolici che spesso vengono trasportati a lunghe distanze nell’aria, La veicolazione ambientale di questi composti è stata largamente studiata, indagando sul trasporto a livello planetario di alcuni composti stabili, come gli alogenuri organici, e la ricaduta degli stessi sulle zone più fredde dove la circolazione atmosferica globale li porta a ricondensarsi, con effetti biologici su diversi organismi.

Gli ftalati ad esempio vengono utilizzati in diversi settori (ad es. nella produzione di rivestimenti per pavimentazioni, tappeti e imballaggi alimentari) per migliorare la flessibilità e la modellabilità della plastica, in particolare per rendere morbido il PVC (cloruro di polivinile). Nell’Europa occidentale l’industria chimica produce annualmente circa 1 milione di tonnellate di ftalati. Dal 2015 sono stati immessi sul mercato quattro ftalati, tra i più comuni: benzilbutilftalato (BBP), di-2-etilesilftalato (DEHP), dibutilftalato (DBP) e diisobutilftalato (DIPB), sono soggetti a omologazione, poiché queste sostanze sono ritenute tossiche per la riproduzione ed identificate come perturbatori endocrini. In qualsiasi fase della filiera, dalla materia prima al prodotto finale, i lavoratori possono entrare in contatto con gli ftalati: perciò occorre adottare opportune misure di protezione.

Uno dei problemi più gravi, riguarda l’effetto cocktail, perché ogni giorno siamo tutti esposti a decine di queste sostanze, ma le combinazioni porrebbero avere effetti sconosciuti e determinare comunque il raggiungimento di valori soglia molto prima di quanto si immagini. È quindi indispensabile, secondo gli autori, determinare nuovi limiti di esposizione tenendo conto di questo.

Gli interferenti endocrini sono ubiquitari e diversi studi hanno dimostrato che virtualmente ogni abitante della terra ne ha quantità più o meno rilevanti nel proprio organismo; Oltre 140 tra sostanze o classi di sostanze la cui pericolosità per la salute umana è accertata sono normalmente utilizzate nelle plastiche come antimicrobici, coloranti, ritardanti di fiamma, solventi, stabilizzatori UV e plastificanti; L'esposizione può avvenire in tutte le fasi del ciclo vitale delle plastiche, dalla sintesi industriale (per chi ci lavora) al contatto e allo smaltimento o riciclo (per chi li usa da consumatore).

Le microplastiche contengono additivi che possono essere rilasciati ed entrare in contatto con la popolazione, possono inoltre formare composti tossici con altre sostanze chimiche presenti nell’ambiente, per esempio nei sedimenti o negli scarichi delle fogne, trasformandosi in vettori di composti tossici.

Le plastiche biodegradabili e le bioplastiche, pubblicizzate come più ecologiche di quelle convenzionali, spesso contengono additivi molto simili, a loro volta interferenti endocrini.

Cosa possiamo fare per limitare l’ingestione di interferenti endocrini:

§  Le bottiglie di plastica non devono essere riutilizzate soprattutto con bevande calde.

§  Alcune pellicole per alimenti contengono ftalati per cui è necessario cercare pellicole realizzate in Pet (polietilentereftalato) che non rilasciano ftalati.

§  Il polistirolo, spesso utilizzato per i cibi da asporto, non va mai riscaldato.

§  La superficie interna delle lattine spesso contiene Bpa (Bisfonolo A) per cui è rischioso grattare la superficie.

§  Gli stampi e le teglie in silicone possono essere usati per cucinare ma mai a temperature di 220° C.

§  Attenzione al cartone della pizza che, se in cellulosa non riciclata, deve essere tutto bianco, se invece il cartone è riciclato sotto lo strato superficiale bianco, apparirà grigio o marrone.

Siamo ciò che mangiamo, diceva il filosofo tedesco Feuerbach, la nostra individualità è il frutto delle esperienze che maturiamo, delle relazioni che intessiamo e, da un punto di vista biologico, oltre al corredo genetico, anche da ciò che mangiamo e respiriamo.

Dovremmo avere un approccio più ecologista, una visione critica e consapevole di ciò che usiamo, respiriamo, ingeriamo e che gettiamo in discarica.

 

 

Bibliografia:

§  Panzica G.C., Viglietti-Panzica C., Mura E., Quinn M.J., Lavoie E., Palanza P., Ottinger M.A. (2007) Effects of xenoestrogens on the differentiation of behaviorally- relevant neural circuits. Front Neuroendocrinol 28: 179-200.

§  Gore AC. (2008) Developmental programming and endocrine disruptor effects on reproductive neuroendocrine systems.Front Neuroendocrinol. 29:358-374.

§  Diamanti-Kandarakis E, Bourguignon JP, Giudice LC, Hauser R, Prins GS, Soto AM, Zoeller RT, Gore AC (2009) Endocrine-disrupting chemicals: an Endocrine Society scientific statement.Endocr Rev. 30:293-342.

 Dott. Flora De Natale - Specialista in Dermatologia e Venereologia - Vicepresidente ADECA

Dott. Mariano Saviano - Specialista in Dermatologia e Venereologia – Coordinatore Gruppo Adecanews ADECA